Le collezioni
A partire dagli anni Cinquanta il medico cadorino Enrico De Lotto si dedicò allo studio dell'origine e dell'evoluzione dell'occhiale raccogliendo reperti e documenti che rimasero esposti negli anni successivi nella Scuola di Ottica a Pieve di Cadore, da lui fondata. La collezione era costituita dai materiali reperiti in Cadore e in area veneta e da circa 200 pezzi acquisiti dall'ottico genovese Fritz Rathschuler. Il De Lotto organizzò la prima "Mostra dell'occhiale attraverso i secoli" e diede alle stampe il volume Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore, che costituisce ancor oggi uno degli studi più documentati su questo argomento. La famiglia De Lotto, nel 1990, donò al Museo questa piccola, ma preziosa, collezione.
Nel 1987 fu acquistata dal Centro Servizi Occhialeria, grazie al sostegno finanziario della Regione del Veneto e tramite la Comunità Montana di Centro Cadore, la collezione di Georges Bodart, discendente da una rinomata famiglia di ottici belgi. Si tratta di 1600 pregevoli pezzi tra occhiali, lenti, astucci, binocoli, insegne, cannocchiali, ventagli, statuette e volumi d'epoca, provenienti soprattutto dalla Francia. L'arco temporale rappresentato dagli oggetti è compreso tra il XVI secolo e gli anni Cinquanta del Novecento. Qualche anno più tardi, nel 1998, il patrimonio oggettuale venne arricchito da materiali (tra cui numerosi esemplari di occhiali orientali) provenienti dalla raccolta dello studioso Luca Moioli.
Per documentare gli aspetti legati alla storia dell'ottica dal secolo XIX agli anni Sessanta del Novecento vennero acquisite, a fine anni '90, la collezione dell'ottico parigino Jean Bernard Weiss, con materiali di prevalente provenienza tedesca, e quella della fabbrica di lenti dell'Esercito Italiano di Roma. Altrettanto importante per la documentazione dell'evoluzione tecnologica nella produzione di occhiali, astucci e lenti in Cadore tra la fine del secolo XIX e gli anni Sessanta del Novecento, è la collezione di Giuseppe Del Favero, di Calalzo di Cadore, diventata proprietà del Museo nel 2001. Si tratta di macchine, strumenti, prodotti semilavorati, occhiali e astucci raccolti a partire dai primi decenni del Novecento fino agli anni Sessanta.